sabato 10 settembre 2011

Contagi e crolli. Ovvero: la caduta degli Dei, che verrà.

Dissertare sull'epocale crisi economico-finanziaria che ci vede tutti coinvolti, resta cosa avvezza ai grandi maestri dell'economia.
Potrebbe farlo Alan Greespan, Henry Paulson, Timothy Geithner, ma è superfluo dirvi che già lo fanno, e più ancora, l'hanno fatto nei momenti del crack prima e dopo. Come superficiale risulterà essere il fatto che oltre che dissertare e proporre nuove frontiere sul bussines privato internazionale, questi personaggi, hanno occupato e tuttora occupano posti di potere, in grado di mettere in atto le loro teorie.  Greespan ex presidente della Fed, banca centrale statunitense, quella che emette i dollari in circolazione,  che decide cosa significa costo del denaro, il valore della carta, sempre più intrinseco ed universale - almeno da quando nel 1971, il presidente Nixon,  ha avuto la brillante e necessaria idea di scollegare il costo del denaro, dal valore aureo - . Così, il valore della carta rimane valutabile e svalutabile in seno ai cambiamenti geo-politici, qualcosa di inafferrabile, sarà per questo  già nel 1971 qualcuno parla di bancarotta del sistema americano.  
Alan Greespan è a capo della Fed dal 1987 al 2006, diciott'anni in 5 mandati,  sacerdote del liberismo, e sostenitore del mercato con bassi controlli e molte agevolazioni, gli anni della guida Greespan sono stati tra i è più floridi del dopoguerra, gli anni '90, da alcuni definiti la nuova bell'epoque.  Gran successo dunque! Se non fosse che l'unica macchia sulla carriera dell'ex capo della Fed, é che oggi è considerato tra i principali fautori diretti e indiretti della grande crisi economica attuale. Scatenatasi con il fenomeno sub-prime nel settembre del 2008, ma in verità già pronta ad esplodere, con il mancato fallimento della Bears Stern  nel marzo del 2008, e ancor prima dalle avvisaglie del 2007 dopo i limiti finanziari di sostenibilità nel sostenere i costi delle guerre in medioriente 4 trilioni di $ in Treasury sottoscritti in gran numero dalla Repubblica Popolare Cinese . E ancora oggi, illustri economisti dicono che la crisi era già annunciata e rimandata dal 1971. 


Di seguito inserisco il 2° dei 4 punti che wikipedia riporta tra i compiti della Fed:


"supervisionare e regolare le istituzioni bancarie per assicurarne la sicurezza e la stabilità del sistema bancario e finanziario nazionale e proteggere i diritti dei consumatori;"


tale supervisione negli anni della direzione Greespan, è oggettivamente venuta meno, essendo lui stesso tra i principali sostenitori della deregulation sui mercati, ed essendo in fondo la Fed, una commistione pubblico privato di non sempre impeccabile operato. Arrivati dunque al fallimento Lehman Brothers, con il fenomeno mutui elargiti a garanzie zero, con l'assurda e fantomatica aspettativa che il debito generi ricchezza, che in fondo ciò che conta è vedere le quotazioni delle trimestrali in aumento, anche se drogate da asset basate su previsioni labili. 
Per non parlare della deregulation sugli strumenti finanziari derivati, basti sapere che ad oggi, con poca esperienza, e poche centinaia di euro, chiunque può fare manovre sui mercati con leve finanziarie enormi che ti permettono di veicolare (magari short, vendendo quello che non hai) fino a 200 volte il tuo capitale. Viviamo in una società in cui il click del mouse muove i trilioni di $, e di € ogni ora,  


«In questo momento il volume nazionale dei derivati, secondo i dati del Congresso degli Stati Uniti, ma anche secondo i dati della Banca dei Regolamenti, è 12,5 volte il Pil del mondo» 


i flussi monetari si articolano in milioni di operazioni giornaliere, libere di agire in senso progressivo e/o speculativo, razionale e/o irrazionale, tale da ridurre l'economia reale, in semplice accessorio, in... "sottostante". Per ogni milione di operazioni sui traiding on line, ogni minuto, comapagnie quali la AIG, Deutche Bank, Citigroup, Jp Morgan, Morgan Stanley, e ancora .... incassano 5cent, 50 cent, 5 €, 50€, 500€, e così via, a operazione, a seconda della leva usata nell'azzardo. 
Gli spred che quotidianamente vengono versati dal mercato ai broker di riferimento sono di enorme entità economica. E ci stupiamo se per un attimo  pensiamo, al clamore che ha suscitato quest'estate, il ritorno in voga della Tobin Tax, finalmente e tardivamente ripresa da Merkel e Sarkosy. 
Tale tassa è da effettuare non su plusvalenze, ma semplicemente sulle operazioni; su tutte quelle svolte per esempio nell'eurozona ( hanno ipotizzato 0,05%) e poterebbe un gettito di ritorno che varrebbe svariati miliardi di€... la proposta potrebbe essere di buon senso, in fondo è una minima tassazione sulla finanza,  un opportunità in tempi di austerity, ma ancor di più, un'autonomia del potere politico su quello economico...  risultato: secco il no della Bce, dell'Inghilterra, degli States della Fed! La Tobin Tax  è un tabù, il rischio - dicono - è quello  che se applicata solo nell'eurozona per esempio, vi sarebbe fuga di capitali dalle piazze europee. La tassa in sè, piace, ma invece di aumentare il numero di quelli che la applicherebbero,  di modo da stimolare il consenso, si tenta di boicottarla, con la questione della fuga dei capitali, ma chi veramente non vuole la Tobin tax? . 
Come funziona, lo spread alle banche si? La tassa agli Stati no? 
E perchè c'è chi urla all'attacco della società liberale, evocando spettri di statalismo, quando la politica cerca di controllare i flussi monetari, e sta zitto invece, davanti alla contraddizione del 2008, quando Henry Paulson prima e Timothy Geithner (attuale ministro del tesoro Usa) poi, finanziarono con soldi pubblici le banche To Big To Fail, con cifre intorno ai 3 trilioni di $? Non equivale questo forse  a un crollo del Muro per il liberismo neo-conservatore?  Ma di fatto assistiamo ancora oggi nella passerella che va da Roma a Berlino a  Waschington, al timido sussurro della politica, subito azzittito dall'egemonia dell'economia!
Ma poi in fondo di cosa ci lamentiamo... non in grado di capire che i paradigmi restano tali, pensiamo che arriverà l'ennesimo leader a sistemare le cose, e che mai nessuno si azzardi a esercitare il diritto di critica, neanche sulla stampa progressista. Come se in fondo per decenni non siamo stati direttamente o indirettamente, apertamante o cinicamente, o ancora ipocritamente sostenitori di questa impasse disastrosa... nostro malgrado certo! Ma in fondo, i più non solo nella classe media, ormai agonizzante, ma anche nella piccola borghese italietta...  i più, erano giustamente detenotri di azioni azioncine, obbligazioni quaote di debito, e ancora partecipazioni in fondi pensione, e ancora alla ricerca del destino per il nostro Tfr... chi non è stato in qualche modo attivo in tal senso? Il famoso e sacrosanto risparmio...
Un fondo speculativo, o un Hedge Fund, si muove e si comporta come un organismo vivente, ha leggi e regole precise al suo interno, una sola al suo esterno, totalizzare profitto per la rendita al risparmio dei suoi sottoscrittori. Rendere più ricchi i propri azionisti, ogni fondo ha una sua strategia identificabile con veri e propri assunti matematici, tale assunto è più o meno vincente, e serve come credenziale per avere altri azionisti.
Ben poco conta se per raggiungere  l'obbiettivo del massimo profitto,  la speculazione si spinge ad attaccare il sistema industriale, bancario, finanziario dello stesso occidente, se per avere una plus-valenza attraente, questo significa alzare il tiro sulla competizione globale, de-localizzando intere filiere produttive, pronti ad accettare e a imporre qualsiasi compromesso. Ormai convinti e sempre più avvezzi a pensare che i diritti umani sono un problema degli stati i via di sviluppo, non riusciamo in fondo a capire le imposizioni che gli stessi hanno da parte dell'economia canaglia, è targata occidente! Usa! Germania! Anche Italia per piccole parti!
E chi è, che va a cercare nuove frontiere di investimento...? Spesso si tratta proprio di fondi d'investimento appunto, coorporation provviste di grosse quote di liquidità, in grado di insediarsi nelle periferie di Bombay per produrre qualsivoglia diavoleria, sfruttando territori e manodopera in condizioni da terzo mondo. Per poi sempre con lo stesso capitale lanciare campagne pubblicitarie main-streem che non solo suggeriscono, ma come classico della pubblicità, creano bisogno del superfluo e dell'effimero, imponendo in fondo il loro prodotto, a una popolazione come la nostra ormai schiava e succube del consumo.
Una società viziata, che dell'effimero si nutre quotidianamente, avvezza all'usa e getta, e ad un tenore di vita full-optional, ai gadget, alle vacanze, allo spreco e allo sperpero, per larghe fasce al parassitismo clientelare, alla perdita di ogni principio in sè; tutto quello che è definito post-moderno. Quando senza accorgercene sparirono i contadini, cantammo vittoria nel silenzio, oggi estinti gli operai, decimati gli artigiani, i bottegai, i piccoli commercianti, cosa rimane della società che ci apparteneva? Un mio amico mi ripete continuamente -non ce la possiamo fare perchè sta sparendo il manifatturiero - .
Cosa rimane della cultura e dei principi della vecchia Italia? Una società fatta di sigle Prof., Dott., Avv., Ing., o di arguite articolazioni, projet manager, opinion leader,  marketing-consultant, e quante ancora... una società di tossici dei media, di indottrinati ora dai modelli pseudo televisivi, ora dai miti post-industriali delle Facoltà odierne dei nostri studenti, ora dal perenne e ardente desiderio generazionale di padri e madri ossessionate di dare un futuro migliore al proprio figlio. Nè risulta alla base una montagna di disoccupati, dottorandi senza borse, architetti a 500€ al mese, avv. e dottori in perenne inserimento. 
Mentre mancano i macellai, gli elettricisti, i falegnami, sempre più ricercati e introvabili, al punto che ormai al super-mercato, ti vendono anche le porte!
In tale lambda di nostre inebriate giornate, lo squarcio più duro non è stato colto, e se nel 2008 i tanti e i più, hanno pensato all'ennesima crisi di speculazione, destinata a portare ancora più benessere, oggi c'è chi ancora non si rende conto, che il rischio ad esempio per la Grecia, nel momento in cui si chiudono i rubinetti degli altri stati europei, è quello di non riuscire più a pagare gli stipendi dei suoi impiegati, poliziotti, giudici, spazzini, infermieri, dottori ecc. e le pensioni dei suoi vecchi.
Non mi prefiguro neanche cosa significherebbe tutto ciò in termini di ricaduta non solo economica, ma soprattutto sociale, di ordine pubblico,  di igiene, di sanità.
Chi pensa che in Italia questo non sia prefigurabile? Io, lo spero vivamente! 
Ma magari non lo spera Stark, il consigliere capo economista della Bce dimessosi da poco, ufficialmente per motivi personali, ma in realtà perchè rientrante nelle file dei falchi dell'economia europea, quelli che credono che non sarebbe un male se Grecia, Spagna, Italia, andassero in default, oppure Michelle Buchmann, la nuova Sarah Palin, del The Party repubblicano, che durante la crisi politico-economica, che in agosto ha messo in ginocchio gli Stati Uniti, ha sostenuto con forza, che il default americano non era il male peggiore, o ancora i monetaristi della Bundesbank che riporto di seguito....
I fronti nord e sud sono uno di fronte all’altro. I rappresentanti dei paesi del nord orientati alla stabilità vogliono tenere la spesa dei peccatori del debito sotto controllo. I rappresentanti dei sudisti vogliono mettere la BCE sotto la gogna della stampa, onde mostrarne il fallimento della politica di bilancio. L’opposizione della Bundesbank, e della Banca Centrale Olandese, è spazzata via. Poiché il numero di paesi economicamente potenti si restringe mentre le fila dei peccatori del debito crescono, il Sud si aggiudica i voti – e il Nord paga (FAZ, cit., trad. propria).
Se volessimo definire questo pensiero con una frase, quella frase potrebbe essere “leghismo europeo”. 
La vera questione, non è meramente politica, ma ancora una volta economica, perchè poi in fondo, si sta parlando di dottrine, assunte come fedi, da egemonie e oligarche mondiali, come i profeti dell'Oggettivismo di Any Rand,  per esempio, che in fondo non vedono l'ora di smantellare ogni forma di statalismo, fino all'ultima briciola. Persone che non hanno traguardi, società speculative a cui interesserebbe, mettere le mani sul Partenone, sul Colosseo, sulle isole Eolie, o sull'indotto di un sistema sanitario nazionale... privato. 
E perchè mai insistono sullo svendere le azioni pubbliche delle partecipate, prorpio in un momento in cui queste sono a prezzo di saldi? Così come l'Eni, le Poste, Enel, e chissà quante altre ancora.  Estremizzo certo... ma la sig.ra Buchmann del The Party, rappresenta una casta di petrolieri e magnati di vario genere, e quando dice che il default degli Stati Uniti non sarebbe il mael peggiore, lo dice in rappresentanza di quella categoria, che farebbe facilmente affari nelle liquidazioni e fallimenti generalizzati di una bancarotta statale. Così per il Sig. Stark e per i monetaristi tedeschi alla Mielton Friedman, che nascondono dietro alla loro ortodossia, una visione degli sati alla stregua di socetà per azioni, che inquadra la concorrenza tra nazioni come quella tra coorporation, nella lotta senza esclusioni di colpi del libero mercato.
La società civile delle acampade di Madrid, gli scontri di Birmingham, le proteste in Isralele, la primavera araba, de "Il contagio", sembra aver preso coscienza, di queste dinamiche.
L'unica reticente  nel non volerne prendere atto e la società Politica, se ancora così possiamo definirla.
Perchè la Politica... almeno quella seria, è un'altra cosa.


Maurizio Tarantino