giovedì 7 maggio 2009

Il libro



“La morsa” di Loretta Napoleoni
Commissionato dalla casa editrice milanese “Chiare Lettere”, questo è per l’autrice un ritorno al libro scritto direttamente in italiano.
La giornalista difatti vive da svariati anni a Londra, e qui collabora con diverse testate quali “The Guardian”, “El Pais”, “Le Monde”, Bbc, Cnn. Ricordiamo tra i suoi libri “Economia canaglia” e “I numeri del terrore” (con Ronald J.Bee), editi in Italia da “Il Saggiatore ”.
http://www.lorettanapoleoni.org/


Dopo l’efficace phamplet “Economia canaglia”, su gli orrori dell’economia fuorilegge e non, della globalizzazione, la Napoleoni torna su proposta del direttore di “Chiare Lettere” Lorenzo Fazio, sui temi della macro encomia, per dire la sua sulle cause del tracollo finanziario globale che ci vede attualmente coinvolti.
La tesi principale del testo, contrappone due accezioni antitetiche sui mostri sacri dell’economia e della politica mondiale, quella di furbizia e scaltrezza (che si denota soprattutto nel precedente libro “Economia canaglia”) e quella di ingenuità. Stupisce infatti come soggetti che ricoprano ruoli fondamentali nelle grandi istituzioni finanziarie come nei governi, possano essere così ingenui da non vedere oltre alla loro misera sete di potere e da non saper prevedere la loro stessa fine.
La giornalista individua le cause del tracollo negli errori dei governi americani dai primi anni novanta a oggi, collocando i crack finanziari come logica conseguenza di politiche suicide.
Soprattutto l’amministrazione Bush junior, aggressiva quanto scellerata, porta infatti l’impero al collasso.
Le cause: la lotta al terrorismo in grado di succhiare agli stati uniti migliaia di miliardi in quasi un decennio di guerre contro il nulla o poco più, presupposte “guerre lampo” che portano lentamente nel baratro i conti americani, nell’illusione dei neoconservatori di una nuova crociata che gli spiani le porte del medioriente oltre le oligarchie a loro attualmente subordinate.
A questa prima causa la giornalista collegha l’effetto fuga di fondi islamici: enormi quantità di capitale proveniente dal medio oriente fuoriescono da Wall Stret, motivati dall’insicurezza che gli arabi avvertono nel continuare a investire in un paese a loro avverso, in un momento in cui vi è più convenienza su altre piazze affari, come quella europea, non vincolata dal “Patriot Act” e forte di un euro in ascesa, ma anche e soprattutto quella di Dubai anch’essa in forte ascesa, e più consona agli islamici perché si ispirata alla Sharia, legge che impone un codice etico nelle transizioni economico finanziarie, partendo dal presupposto che la ricchezza si genera dalla produzione di beni, e che i soldi fini a se stessi non possono generare altri soldi.
Sempre collegato alla war on terror, l’altro pesante effetto è quello dell’ indebitamento esponenziale che gli Stati Uniti hanno incrementato in questi anni.
Il fatto che la guerra non è stata finanziata con i soldi dei contribuenti , ma tramite emissioni di titoli di stato, porta in poco tempo gli Stati Uniti ad essere uno dei paesi più indebitati al modo, debito pagato per lo più da Cina, Giappone, principali acquirenti di queste obbligazioni.
Vi sono però altre cause non imputabili solo a Bush ma anche alle altre amministrazioni , degli anni novanta.
La situazione finanziare decade a fine 2008, principalmente perché è ormai un ventennio che la politica della deregulation, dei controlli minimizzati o assenti per la finanza, porta in questo lasso di tempo a un eccessivo quanto fatale, indebitamento privato degli americani.
Qui il promotore da demonizzare è Alan Greenspan, presidente della Federal Reserve, la Consob
americana, che incentiva la politica dell’abbattimento dei tassi d’interesse sull’indebitamento, abbattendo anche il costo del denaro, nell’assurda convinzione che la patrimonializzazione necessaria alla copertura del debito potesse essere rappresentata dal mercato degli immobili.
Dopo un ventennio di costante ascesa del prezzo di mercato di questi beni, si pensava forse a un aumento del prezzo all’infinito delle case, stima sbagliata, che dai subprime , al crollo della domanda, porta all’effetto domino su tutti i prodotti finanziari derivati e non, poggiati su queste convinzioni.
Per assurdo la Napoleoni ci spiega che il progetto delirante di Bin Laden si sta avverando, e che la sua simbolista jiad, politica che sapientemente spinge la retorica a simbolo, sfruttando con la leva mediatica la paura, il terrore, sta portando l’impero americano al suicidio.