martedì 3 maggio 2011

DUSE cronaca di una morte annunciata


L'enigmatica faccenda del Duse è l'emblema della crisi della politica bolognese, della decadenza culturale in cui versa la città, della confusa e miope gestione tecnica blindata, di un assessorato alla cultura mancante. Come se salvare un teatro fosse materia da affidare a tecnici, abituati a mansioni burocratiche e attuative. Come se l'importanza della letteratura della drammaturgia e della messa in scena potesse essere ridotta a numeri e calcoli. L'agonia del Duse ci ha appassionato, lasciandoci ora con la speranza, ora con l'amaro in bocca, ora stupiti, ora basiti, oggi ormai disillusi. Disillusi da politiche governative reazionarie, da ottusità intellettuali figlie del post-modernismo, dalla passività di segmenti della città impegnati nel proprio orticello, non in grado di guardare in faccia una realtà sempre più cruda, più strisciante, più populista e rinchiusa nei ranghi spettacolosi dei programmi anche di sinistra che la scatola (oggi digitale) ci offre. Disillusi soprattutto dall'insulsa miope e irresponsabile apolitica locale della Bologna del dopo Del Bono. Strategie di alto profilo, comprensibili solo agli addetti ai lavori, non certo alla vittima di tutto questo crac culturale... il pubblico, i cittadini. Anche se è semplice ricostruire il quadro delle azioni che il sig. Felicori direttore del settore Cultura per il Comune di Bologna e la dott. Cancellieri Commissario ex-prefetto, hanno portato in atto per puntellare una Teatro in caduta libera. Il problema che queste soluzioni andavano anch'esse puntellate, in quanto scarsamente lungimiranti, ingenerose, enigmatiche e in fine fallimentari. Partendo dall'inizio (della fine) ricordiamo benissimo tutti le parole di Tremonti (maggio 2010) che dichiarava Enti inutili il 40% delle Fondazioni e degli organi ministeriali della cultura italiana, azzerando i finanziamenti tra i tanti anche all'Eti, (Ente Teatrale Italiano) quindi a i teatri di Prosa più rappresentativi della nazione, quindi al Duse. Da questo momento in poi inizia il balletto a palazzo d'Accursio (abbandonato dalla politica bolognese, quindi dalla città) e sui giornali, su chi potrà e dovrà portare avanti la tradizione culturale del teatro bolognese. Premettiamo che la prosa, quella con la P maiuscola, quella che gira e girava nel Piccolo di Milano, nel Valli e nell'Argentina di Roma, nella Pergola di Firenze, quella del teatro dei De Filippo, degli Strehler, degli Albertazzi, o per andare oltre-confine quello dei Brook , degli Stein, dei Grotowski; per dire solo quelli che vengono in mente a gettito, bé quel tipo di teatro a Bologna si è sempre fatto al Duse. Il valore del teatro di Via Cartoleria, è al di fuori da ogni dubbio, ed è per questo che la città si mobilita, lo fa in una stupenda serata primaverile, dove il Duse si apre rimettendosi nelle mani degli amministratori della cultura bolognese. E' così che lentamente prende corpo l'idea di una cordata tra Associazioni e Fondazioni del settore... bellissimo! Due grandi realtà della cultura bolognese ed emiliana salveranno il Duse! Bel colpo. Ma chi sono queste realtà? Bè una è un'Associazione legata a Lega-Coop che si chiama Nuova Scena e gestisce da qualche decennio l'Arena del Sole, altro grande teatro bolognese , riferimento anch'esso per la prosa, che però manca della storia del Duse, è attivo dalla fine dai primi anni '90, prima era un cantiere, che ospitava movimenti culturali giovanili underground , “L'Isola nel Cantiere”... quando la politica culturale a Bologna era degna di questo nome, e gli studenti facevano cultura senza subirla passivamente . Bé L'Arena oggi è anch'esso un gran teatro ma oggettivamente, fa altro rispetto al Duse, tratta altre tipologie di prosa, esempi quali Pippo del Bono, Emma Dante, monologhi, Teatro Sociale, anche prosa come la su espressa, ma, in fondo viaggia per lo più tra la ricerca, il sociale e la produzione interna, in fondo... fa altro. L'altra grande realtà che creerà la joint venture per il Duse si chiama ERT (Emilia Romagna Teatri) , Fondazione a carattere regionale, ha sede a Modena e gestisce lo Storchi e una serie di teatri minori della provincia emiliana. E' essenzialmente un Teatro Stabile, che produce diversi spettacoli all'anno , di repertorio shakesperiano alternando classici del teatro del '900 come Becket o Brecht a sperimentazione come “Barboni” del suddetto Pippo Del Bono, per il quale produce molte messe in scena; anche l'ERT è comunque altra cosa rispetto al Duse. Il punto è che sia ERT che Nuova Scena, non danno una produzione culturale paragonabile in termini tipologici a quella del Duse, questo infatti è più affine ai teatri di tradizione, che in Emilia sono il Comunale di Modena, il Valli di Reggio Emilia, il Comunale di Ferrara, strutture che possono permettersi (chissà per quanto ancora), di ospitare spettacoli di un certo calibro e di un certo costo. Grazie all'ex -Ente ministeriale, a Bologna questi spettacoli erano ospitati dal Duse, gli atri tanti teatri del capoluogo, (Comunale a parte) non potevano e non potranno portare quel tipo di spettacoli, per una questione di struttura e soprattutto di risorse. Ciò detto il binomio ERT- Nuova Scena, supportate finanziariamente dal Comune e dal Ministero e dalla Regione, sembrerebbe avere le credenziali per poter gestire il teatro in chiusura, probabilmente una soluzione? Tutto ciò in Settembre. Sulla stampa e tra i corridoi della politica bolognese, le opinioni sono invece di altro tipo, quello che si dice infatti è che questo, è un piano che non può reggere, troppi campanilismi da contea, troppi conflitti di interesse tra tre realtà che sono state concorrenti da sempre. Difatti L'Arena del Sole è sempre stata in città la prima concorrente del Duse e a livello regionale dell'ERT. I dissapori che potrebbero nascere nella gestione e ancor più nella direzione artistica del Duse, sarebbero letali per lo stesso. Se da un lato L'Arena del Sole recepirà sicuramente la gran parte del pubblico del palco di via Cartoleria in caso di fallimento, cosa che potrebbe bastare a Nuova Scena per incrementare la produzione in un solo teatro e dormire sogni tranquilli, invece che rischiare nella onerosa gestione di una struttura quella del Duse che costa 390mla € l'anno solo d'affitto, dall'altro lato è intuibile che una realtà modenese come l'ERT chiamata a collaborare a Bologna con un'altra realtà bolognese che gestisce un'altro grande teatro concorrente, presto o tardi creerà problemi. Ma tutto questo sembra non turbare il Dott. Felicori, che ostenta sicurezza nel non voler prendere atto delle molte voci che parlano di piano fallimentare e dei sindacati (vedi dichiarazioni contro Felicori della Cisl in Novembre e della Cgil in dicembre) che criticano pesantemente la manovra. Intanto passano i mesi a fare conti sulla pelle dei precari che potrebbero perdere il posto di lavoro, basandosi comunque su un accordo fragile. Ma si continua a puntellare tra un incontro con il Ministero e una dichiarazione su Repubblica. Nonché proprio all'ultimo momento utile, a fine Novembre con la chiusura annunciata per fine Dicembre l'asse Nuova Scena-ERT si rompe, formalmente per questioni finanziarie - costa troppo, e ci danno troppo poco - la realtà però la sanno solo loro, a noi non resta che pensare che i problemi finanziari potevano emergere già prima, non nella ultime settimane, soprattutto se il problema erano i 1000.000 € famosi della “Colletta per il Duse” (ricordate?). A questo punto il Duse è morto, si annuncia una serata con un bellissimo seppur nostalgico documentario, per la memoria, i dipendenti a tempo indeterminato trovano altra collocazione (perdita di professionalità), quelli precari si preparano invece a perdere il posto di lavoro. A Palazzo d'Accursio la parola d'obbligo è "niente panico", o forse " e ora?". Con la caduta ERT-Nuova Scena le incognite sul finanziamento aumentano, i 250mla € della regione sono a questi punto in forse, d'altronde se non c'è più la componente modenese, è ovvio che ora spetta tutto al Comune, che dà quel che può: 180mla €. La Cancellieri si affretta a chiamare l'attore, regista, drammaturgo, Geppy Gleijeses, che avrebbe si il merito e le capacità di rilancio del Duse, magari! Ma sembra essere lontana la realizzazione, da Roma non sembra esserci sufficiente spinta. Salta invece fuori un traghettatore e un salvatore, entrambi ambigui, il secondo più del primo, ma comunque rientranti nella categoria delle soluzioni estreme e più disastrose. L'uno è Ferrarini del Deohn che ha il compito di portare qualche spettacolo nel palco di via Cartoleria da qui fino a Giugno. L'altro è Macello Corvino, consigliere della regione nel Cda del Comunale, che porta la sua proposta di svolta per il Duse. Affidare in mano a lui la gestione con un appoggio totale dei finanziamenti ministeriali e comunali, per fare un “teatro sociale” che attira giovani e costa poco. Tale teatro è infatti un residuale dei format televisivi di intrattenimento, prodotto anch'esso del post-modernismo, dove non vi è alcun impatto con la messa in scena, la drammaturgia, la letteratura, la regia, la recitazione. E' piuttosto una sorta di intreccio tra monologo e inchiesta, tra satira e narrazione, il più della volta centrata su temi politici legati al mondo dell'informazione, o scientifici legati al mondo accademico. I protagonisti di questo teatro vanno da Paolini a Bergonzoni da Moni Ovadia a Margherita Hack, e negli ultimi anni stanno acquisendo sempre maggiore consistenza con tutti quei personaggi che divenuti outsider delle televisioni (vedi Travaglio) perché non graditi al nostro Mister B, legati a una sezione politica ben precisa (l'Italia dei Valori di cui Corvino è un esponente), che con questi spettacoli fa campagna elettorale, vedi la serata del Bunga Bunga al Paladozza. Messo l'inciso che questo tipo di teatro serve, è indispensabile anch'esso, ciò non ci vieta di dire che è totalmente inopportuno per il Duse, non perché il Duse debba per forza essere dedito alla prosa di qualità intellettuale, ma perché a Bologna questa forma di teatro sparirebbe, perché ad oggi non la fa nessuno, l'Arena del Sole forse, ma come dicevamo, non è la stessa cosa. Oltre a questo bisogna dire che nel caso del Sig.Corvino, non si tratta di un'Associazione, di una Fondazione o comunque di un ente giuridico associativo, ma di un privato a tutti gli effetti, e non vorremo assistere all'ennesimo privato che fa l'imprenditore con i soldi pubblici del Comune del ministero e magari della Regione, visto che sarà nominato consigliere dalla giunta della stessa per accordi pre-elettorali con l'IDV. Non sarebbe stato giusto ed efficace affidare la gestione del Duse alle persone che già ci lavoravano? Persone che avevano tutto il know-how necessario a guidarlo egregiamente così come è stato fatto finora? Possibile che il direttore dell'assessorato alla Cultura di Bologna di navigata esperienza, dott. Mauro Felicori non si sia reso conto di tutto ciò? Possibile che il Commissario Straordinario Anna Maria Cancellieri non abbia saputo trovare consiglieri più lungimiranti e non abbia voluto far tesoro delle posizioni espresse dalla politica bolognese? Cosa ne sarà ora del Duse, e poi anche del Comunale che versa in condizioni di criticità estrema e aspetta il risultato di un bando che subisce molte critiche da politica e sindacati un bando-non bando che "non sta in piedi"? Se il Duse non troverà più il suo palco e la sua platea, il clima culturale già logorato di Bologna ne risentirà duramente, la buona vecchia città della “Febbre del fare”, si scontrerà con i suoi primi limiti sociali, culturali, e ancor più identitari.

Maurizio Tarantino