domenica 20 marzo 2011

Bologna,e il degrado dell'io cittadino

Diciamocelo pure..., è inutile quanto piacevole, rievocare gli allori di un passato della rossa Bologna, di orgoglio operaio investita, viva nelle sue forme, nei suoi dialetti, nei suoi ormai vecchi circoli Arci. Inutile, perché quella Bologna, quella bolognina oggi è terra di diverse etnie, perché i nuovi e indispensabili operai del XXI secolo, i cinesi, l'hanno colonizzata, la vivono, la fanno propria, stuprandola, traumatizzandola, e cambiandola nel suo profondo.

E i bolognesi (se esistono) i figli di quegli operai, i figli dei dopo lavoro ferroviario, quelli annegati tra il postmodernismo di Fastweb, e i goal di Di Vaio, quelli che ancora vivono in quella bolognina, sono sempre meno! Sono andati via! Non torneranno, perché non tollerano, non più disposti a mediare con l'altro, perché quest'altro, è troppo, troppo altro, non è il simpatico pugliese, non il calabrese, non il minaccioso casalese, persino quello andava bene!... Ma il cinese no! Troppi, casinisti, non rispettano le regole non pagano le tasse, non, non e non.
E così anche i tagrebini, i "tunni", come li chiamano i giovani del, "bella lì", quelli di via Zamboni, di P.zza dell'Unità, di P.zza Verdi, quelli che sanno solo spacciare, guardarti male, raggrupparsi solo tra uomini, e magari darti qualche coltellata se non sei all'erta, se gli dai troppo spazio.
Ed è così, che la deriva, anche per Bologna resta ora vicina, a un paio di svolte più in là, con la sorpresa di non trovarsela già alla prossima.
La deriva del populismo, del Bernardini che diventò qualcuno attaccando il diritto alla costruzione delle moschee,  la deriva xenofoba, ora più soft, ora più sobria, quella dell'individuo, unico, essere solo, incapace, pilotato e diretto all'assuefazione mediatica e mitologica dei miti dell'effimero. La deriva del lasciamo morire il Duse, quella del facciamo X-Factor in P.zza Maggiore, quella del mandiamo via i luoghi della cultura dal centro di Bologna..., dieci anni di delocalizzazione culturale, vedi ex-Tpo in via Irnerio, vedi ex-Link in via Fioravanti, e, chi molti anni fà ricorda l'Isola nel Cantiere al centro dell'Arena del Sole. Bè almeno quello pur nella sua normalità, è rimasto un posto per la cultura.
Sicuramente nel nome di una Bologna più sobria si è fatta una politica miope, presuntuosa quanto fallimentare, lungimirante quanto decadente.
Non c'è nulla da stupirsi, io ci trovo molto di banale , e altrettanto di scontato, se il tunisino, il cinese, il pachistano, ha occupato tutte i posti di lavoro che i bolognesi hanno lasciato vuoti, tutte le aree commerciali, che ai bolognesi non sono più interessate, ma soprattutto, nessuno si lameti del degrado, e dell'insicurezza, se gli emigrati oggi occupano le Piazze che noi abbiamo lascito vuote.
Cominciare a rivivere la Piazza sarebbe già un enorme passo avanti contro il degrado, per non parlare di un pò di oculatezza nelle scelte di welfare, non solo i vigilantes portano ordine, visto che l'ordine ancora non si è visto; i problemi imposti dalla diversità, si risolvono solo affrontandola, si risolvono solo dandogli il suo spazio, il suo nome, e riconoscendogli l'esistenza.
La repressione, non serve, costa molto e dura poco, basterebbe forse un euro al mese per ogni bolognese che voglia combattere il degrado, per formare una sfilza di assistenti sociali (magari appena usciti dalle facoltà bolognesi, ora disoccupati e frustrati) che siano in grado di ridare dignità alla dignità., di fare educazione culturale, insegnare le lingue, le usanze, le abitudini, e dare a queste persone uno spazio di rivalsa sociale.
Ancora, basterebbe mettere a disposizione pochi dei tanti spazi a disposizione del Comune, per superare i problemi di accattonaggio e farne dormitori, magari dandoli assetti ricreativi, formativi, e istituire i corsi di cui sopra. E cosa fondamentale in ogni comunità, dalla tribale alla democratica di ultima generazione, è quella di dare a questa gente una rappresentanza.

Sia essa politica, civile, sindacale, la voce delle comunità varie insediate a Bologna, deve poter emergere, questo crea coesione, confronto, e non sfocia in degrado e comportamenti scorretti.
Ma purtroppo vien da pensare che il degrado serve a molti per farne campagna elettorale, e che il problema non voglia essere risolto, se non in maniera parziale e demagogica.

Le più grandi città d'Europa applicano queste misure da decenni, l'universo globale, in cui nostro malgrado siamo immersi, richiede risposte al passo con i tempi.
La xenofobia servirà solo ad eludere un problema, che tornerà più forte e più impellente di volta in volta.
Guardare in faccia ai problemi, è l'unico modo per superarli.

Maurizio Tarantino