lunedì 1 febbraio 2010

Joel


Assumendo la piena responsabilità del suo gesto Joel Dimaggio, quella notte decise di uscire dal bunker per fumare una sigaretta all'aria aperta e poter guardare la luna negli occhi.
Da tempo immemore non provava l'emozione di alzare lo sguardo su un cielo stellato, di respirare quell'aria pulita, fredda e profumata, che l'appennino offriva nelle sue lunghe notti invernali. Mentre si apprestatva verso la scaletta interrarta che portava fuori dal cavedio, si sentiva eccitato e intimorito, nessuno sapeva che stava per uscire allo scoperto, nessuno dei suoi companeros, lo avrebbe mai sospettato. Uscire fuori per un bianco significava morte certa, ma lui era stufo, maì più avrebbe vissuto la sua vita come un ratto rintanato negli anfratti sotterranei ad aspettare l'impossibile. Aperta la botola, si guardò intorno dal basso, - niente, silenzio, calma - .
La prima cosa che fece fu un profondo respiro, inebriato chiuse gli occhi, pensò a suo figlio, che ormai non era riuscito a togliersi dalla testa per ogni istante degli ultimi 10 anni. Uscì fuori rattrappendo per il freddo, e alzò lo sguardo alò cielo per ammirare la rosa luna velata dai suoi occhi che vedevano tutto attraverso filtri, tanto erano stati nel semibuio sotterraneo, si sedette, e piangendo estrasse l'ultima sigaretta dal pacchetto che da tanti anni conservava per le occasioni, sorridendo accese, la brace del tabacco come un led nel buio della vallata lampeggiò, inspirò profondamente, poi un secco sibilare nel vuoto e più niente, il proiettile gli perforò il cranio è diede ai suoi occhi un lampo di ripensamento, ma ora la luna si era oscurata.