lunedì 16 marzo 2015

Lo scarto di Landini e di chi visse di Speranza


Landini doveva rispondere che, si! Forse lui urlerà troppo nelle trasmissioni televisive, ma invece molti, troppi, ormai sono ridotti a tacere ogni giorno in parlamento.





Non fa questo però il leader della fiom, arranca in una risposta insufficiente, e mediaticamente inutile, perché lui non é Grillo, ne tantomeno Salvini, nemmeno Renzi, tutti personaggi affinati da una comune qualità, dire la cosa giusta al momento giusto, anche se tale cosa provoca, è falsa, è visionaria, é stupida, anche se non ha alcun senso che non sia l'effetto boom dello spot pubblicitario.

La massa é informe, non pensa, non é in grado di avere coscienza ne di essere organizzata, pertanto propende ad uniformarsi su poche linee guida, in genere dettate dall'alto, raramente proposte dal basso, sempre e comunque date da un genio carismatico, in grado di catalizzare consenso. 

"Un esercito non fa un generale, mentre un generale fa un esercito" Antonio Gramsci


Ormai da 30 anni e più Guy Debord ci ha detto quello che stavamo diventando, preceduto ancor prima, in alcune lettere luterane di Pasolini, previsioni allora bollate come intellettualoidi, si sono rilevate esatte,  ed é così che dalla società dello spettacolo, siamo passati al postmodernismo, e alla società dell'informazione, del web e dei social, del virale e dello spirito critico di milioni di produttori di contenuti, che comunque si rifanno, (non fosse altro che per mera questione di orientamento) ad alcuni catalizzatori main stream.

Nessun carattere di prossimità (festa dell'Unità, rapporto con i territori) potrà mai contrastare la forza di tre parole giuste dette al momento giusto a 10 mln di persone. É il  potere del mezzo, certo, ma é anche la capacità di ammaliare e conquistarsi quel potere. Renzi vince su Grillo che aveva vinto su tutti gli altri, perché annuncia  1 mld€ di tagli sui costi della politica, cosa ovviamente falsa, conduce per spot i consigli dei ministri e le conferenze stampa, e questo funziona. La sua auto rappresentazione é del giovane scaltro, leggero e deciso, una sorta di opera d'arte di se stesso, scatena critiche furibonde alla sua persona, che fomentano il suo centralismo, per tanto le tre parole #Enricostaisereno, valgono più di mille strategie di maghi della comunicazione per la campagna elettorale.
Il livello eguaglia l'Obama dei tempi d'oro,  il "ti spetta un pugno" di Papa Francesco o la ben più faticosa traversata a nuoto dello stretto di Messina da parte di Grillo. 

Tornando a Landini é certo che mettendo sullo stesso tavolo Arci, Libera, Emergency, ecc. dire che vuole non vuole fare politica, che non vuole fare partito ma vuole un sindacato che si occupi di politica, che riuscirà a costituire l'esercito senza il generale di cui sopra, serve a poco, serve invece chiarezza, in sole tre parole, senza tentennamenti, parli chiaro ma soprattutto reciti la sua parte credendoci, senza guardarsi troppo attorno, come facevano gli attori mattatori nelle grandi platee del teatro all'italiana. 
Non é attorniandosi dai associazioni e simboli più o meno identificabili dalle facce da talk show, che si costiutirà un partito che aspiri anche solo al 10%, almeno non é una condizione sufficiente, perché su 30 mln di elettori, solo qualche centinaio di migliaia, conosce il senso non espisodico di tale civile società, per molti queste sigle e di conseguenza la coalizione che ne scaturisce, non sono altro che tali, riconosciute perché di tanto in tanto la televisione o internet le hanno introdotte per un frangente nella loro sfera privata, non rappresentano i quartieri popolari e le famiglie allargate delle periferie delle città, o dei paesi di provincia. 
Insomma in questa nuova proposta in cui molti sperano e credono,
sembra che si sbagli per tempi e modi, serva piuttosto un'azione politica, perché in Italia, Syriza é  narcisistica, il renzismo sta per capitalizzare il Quantitative Easing, e Podemos ( probabile punto di riferimento di Landini) é rimasto bloccato (ha scelto di fermarsi) sotto i fumogeni tra le sassaiole di Via Merulana il 15 Ottobre 2011, e non é mai arrivato in Piazza San Giovanni, rileggendo un copione già scritto a Genova nel 2001 o a piazza Plebiscito di Napoli nel 1991, risalendo ancora indietro fino al '77 bolognese, in un antropologia dei movimenti e di retaggi armati della resistenza.