venerdì 21 febbraio 2014

Ministero ai beni e alle attività culturali. Ovvero il cameo allacarriera politica

Il primo buco nell'acqua del governo Renzi, é rappresentato da una scadenza nella classicità della lottizzazione politica, partitica e correntista dei ministeri. Non diversamente che come un lotto da assegnare al più fedele sostenitore, può essere considerata la scelta di assegnare il MiBac all'ex margaerita Dario Franceschini. In effetti possiamo tranquillamente connotare come storica, la propensione della politica italiana a considerare questo ministero come un omaggio alla fedeltà, un cameo alla carriera, un segno di riconoscimento alla presunta reputazione politica, di un politico navigato e di lungo corso, così di fatto é stato per il Bondi domestico di corte, come anche per il passaggio di Galan consigliere del regnante, e così é stato seppur in una più dignitosa dimensione, per il Rutelli di qualche anno fa in rappresentanza di quota parte, della dimensione liberal nell'ex Unione di Prodi, così é oggi per Dario Franceschini. Se in effetti é impensabile, collocare un politico che nulla ha mai avuto a che fare con l'economia nel Mef ( ministero economia e finanza), la cosa é ormai diventata prassi al ministero della cultura. Giusto Letta per un errore di percorso dato dallo stravolgimento della formazione del governo Pd, Pdl della primavera del 2013, decise di mettere un ministro di competenza, con il nome di Bray! che in questi giorni ha spopolato i Social in termini di solidarietà, appoggio, e di consenso per il lavoro svolto.


Questo chiaramente non é bastato, non sono bastati I twet i retweet e like sulla pagina "Toglietemi tutto ma non il mi Bray", non sono bastati neanche i velati appelli di Repubblica, nulla si é potuto contro la lottizzazione correntista del pd' quel Mnistero spettava a una persona che aveva un credito verso l'ex sindaco. Renzi avrebbe assegnato volentieri a Franceschini il Viminale, ma la variabile alfaniana, andava  controllata, pertanto ... quello era rimasto, il parcheggio al Mibac, eterno ministero di serie B nei fatti che però corrisponde a tutti gli effetti a una carica che di diritto rientra nel classicismo delle referenze governative di tutti gli esecutivi. 
Vedremo se Franceschini sarà in grado di aumentare il misero portafoglio della Cultura dall'irrisorio 0,18 % del PIL alla meta del più volte evocato 1% del bilancio dello stato. Vedremo se sarà in grado di affrontare i nodi irrisolti dell'ultraprecariato del settore, della mancanza di ammortizzatori sociali adeguati per attori, registi, musicisti, e via dicendo, che nelle nuove fascie generazionali rischia di decretare l'estinzione di questi mestieri e della relativa produzione culturale annessa. Vedremo se sarà in grado di affrontare il problema delle lobby e dei marescialli del ministero, che con una discrezionalità data solo ai luogotenenti di reggimento, decidono la morte e la vita di alcune realtà culturali a discapito di altre. Vedremo se sarà in grado di affrontare le criticità della produzione cinematografica, sempre più in affanno, se sarà in grado di affrontare i monopoli della distribuzione, se sarà in grado di fare chiarezza sull'assegnazione dei fondi del Mibac alla sempre uguale cerchia di registi, se sarà in grado di affrontare lo scempio degli stipendi d'oro dei dirigenti della Scala, se sarà in grado di rinnovare la stretta cerchia di sovrintendenti che circuitano da città in città, senza mai rispondere delle precedenti gestioni, il più delle volte fallimentari e in rosso. Ma soprattutto se sarà in grado di valorizzare e di difendere il patrimonio artistico materiale e immateriale del nostro paese. Se sarà in grado di dargli un mercato, di sviluppare un indotto sul territorio. Se sarà in grado di creare circuitazione e rete dei prodotti culturali, di promuovere contenuti nuovi e giovani registi emergenti, giovani drammaturghi e sceneggiatori, di creare un settore dinamico in grado di destare interesse anche oltre confine. Di diffondere la formazione culturale nelle scuole, di dargli il giusto risalto dei media di massa. 




Vediamo se sarà in grado di affrontare anche il 30 % di questi emergenze, o se al contrario continuerà nell'opera a cui assistiamo impotenti da ormai da vent'anni.. Quella dei tagli indiscriminati e di smantellamento (a questo punto definitivo) del sistema culturale italiano.

Buon lavoro ... Ministro.

Maurizio Tarantino